Al via la riforma del P.R.A. e Motorizzazione in una agenzia unica.

15 ottobre 2015

La riforma inserita sarà attiva da 1° gennaio 2016

L’annosa vicenda della fusione tra Pra e Motorizzazione o, almeno, dei rispettivi archivi, fa segnare un altro capitolo: la riforma della pubblica amministrazione, sostenuta dal ministro Marianna Madia, contiene anche un paragrafo dedicato a questo tema ed è stata approvata in via definitiva dal Senato. Ma, com’è consuetudine legislativa italiana, tutto è rimandato ad altri, futuri, provvedimenti.

La semplificazione.

L’articolo 1 della riforma, infatti, prevede che per ridurre i costi di gestione dei dati inerenti la proprietà e la circolazione dei veicoli e, di conseguenza, per “realizzare significativi risparmi di spesa per l’utenza”, venga introdotta un’unica modalità di archiviazione (venga cioè creata un’unica banca dati), che consenta di rilasciare un solo documento, attestante, al tempo stesso, la proprietà e le caratteristiche tecniche dell’automezzo. Oggi, infatti, l’Italia è l’unico Paese al mondo dove i “pezzi di carta” (certificato di proprietà e carta di circolazione) sono due, distinti ed emessi e aggiornati da enti differenti: il Pra, gestito dall’Aci, e la Motorizzazione civile, che dipende dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Questo scopo, recita il testo approvato dal Parlamento, va perseguito “attraverso il collegamento e l’interoperabilità dei dati detenuti dalle diverse strutture, riorganizzando, anche mediante eventuale accorpamento, le funzioni svolte dagli uffici del Pubblico registro automobilistico e dalla Direzione generale per la motorizzazione del Ministero”. Come si vede, la formulazione resta vaga e la fusione dei due enti, questione che si trascina da tempo immemorabile, viene evocata come un’eventualità, non certa né necessaria. Quel che conta, sembra dire la legge, è che i data base dialoghino tra loro e, alla fine, producano un solo documento, facendo risparmiare qualcosa all’automobilista.

I prossimi passi.

Se tutto questo vi sembra poca cosa, aspettate di sapere che cos’è necessario perché si realizzi. Il testo, infatti, prevede che tocchi al governo stesso adottare, entro 18 mesi, uno o più decreti legislativi che abbiano per oggetto le modalità di erogazione dei servizi ai cittadini, rispettando i principi e i criteri direttivi enunciati. Per tradurre in pratica le buone intenzioni del provvedimento, dunque, servono altre leggi, per le quali ci si è presi parecchio altro tempo. Sempre che si riesca a emanarle, visto che ora, come in passato, si scatenerà la guerra per bloccare nuovamente tutto.